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Largo ai non-media



Nel 2008 quasi 10 miliardi di euro, oltre la metà degli ivestimenti in comunicazione in Italia, verranno dedicati a settori alternativi.

Fate parte del mondo che investe risorse in comunicazione? L’85% dei vostri colleghi o concorrenti ha una convenzione: siamo nel pieno di una con¬citata fase dì cambiamento. Č uno dei dati emersi dalla quantità di cifre che accompagna, come d'abitudine, la ricerca di Astra/Airesis “Il futuro della pubblicità” realizzata per conto dell'Upa, l’associazione italiana degli utenti pubblicitari.
La rivoluzione tecnologica tuttora in corso, il cambiamento “demografico-culturale” – che comporta anche la difficoltà di definire nuovi target group, visto che, si sa, quelli vecchi funzionano sempre meno – e un consumatore sempre più sfuggente, imprevedibile e trasformista impongono due certezze.
La prima è che la pubblicità è percepita sempre più spesso come troppo costosa rispetto ai risultati che può garantire. La seconda: è obbligatorio cercare alternative non solo all’advertising classico, ma anche in quel repertorio che una volta veniva indicato come below the line – dalle pubbliche relazioni alle promozioni, fio alle sponsorizzazioni – che oggi non si ritrova nemmeno nella più labile definizione di “non media communication” a cui fanno capo anche gli investimenti che contemplano azioni di marketing relazionale, virale, di ambiente o di guerriglia.
Nel 2008 quasi il 56% degli investimenti in comunicazione, che ammonteranno a oltre 19 miliardi di euro nella sola ltalia, saranno indirizzati ai comparti non tradizionali e di sempre più difficile classificazione. Gli eventi, con una crescita delle risorse dedicate di oltre il 12% l'anno negli ultimi tre anni, e internet, con tassi di incremento tra il 30% e il 40% l’anno, sono il volano di questa evoluzione.

Economy
di Marco Barbieri


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